Rita Bellati

Faccio e disfo

"È l’identità che cambia il nostro modo di fare le cose e contagia tutto il resto"

Rita raccontaci di cosa si tratta “Faccio e Disfo”, da dove è nata l’idea e la storia che ti ha condotta ad oggi?
Faccio e Disfo è nato ormai 5 anni fa, anche se è rimasto un luogo “privato” per un paio di anni. Dopo essere rimasta a letto per una gravidanza a rischio, aver perso il lavoro e aver quindi navigato online per capire cosa avrei potuto fare, mi sono imbattuta in parecchi blog creativi che hanno risvegliato in me il desiderio di “fare”. I primi tentativi sono stati terribili e spesso erano più le cose che disfavo piuttosto che quelle che facevo. Da qui Faccio e Disfo. Nel tempo la manualità si è affinata, ma rimane profonda in me la consapevolezza che per imparare bisogna anche sbagliare, per fare bisogna rischiare di disfare e che questa coscienza dei nostri limiti in fondo è la nostra àncora di salvezza.

 

Il tuo company claim ci ha subito colpite, “Ambasciatrice creativa di unicità”, cosa riassumono per te queste 3 parole? 
Ambasciatrice significa che io rappresento qualcuno. Nel tempo ho proprio capito che non sono online (e al mondo) per auto-affermarmi, ma per celebrare gli altri. Creativa perché la creatività è il mio linguaggio. Ho bisogno di oggetti, elementi, manualità per capire di più chi sono io e per offrire spazio agli altri. Di Unicità perché se c’è una cosa che mi preme tantissimo è che ciascuno capisca quali sono i suoi elementi di unicità. È il mio approccio verso tutto, sia che faccia una collana, sia che scriva un articolo per una rivista, sia che faccia un corso di formazione. È l’identità che cambia il nostro modo di fare le cose e quindi può contagiare tutto il resto.

 

Noi stesse ci siamo innamorate in particolare modo delle #myselfie, che stanno avendo un grandissimo successo da quello che vediamo sui tuoi profili social. Perché credi che siano piaciute così tanto alle donne?
Le Mysefie hanno una dote: raccontano storie di persone uniche. Ad una prima occhiata possono sembrare semplici miniature che rappresentano persone, ma nel tempo ho capito che chi si guardava in quella collana vedeva molto di più; così faccio di tutto per dimostrare che possono essere un’occasione per fermarsi, guardarsi e scoprirsi uniche.

 

Ma tu non ti occupi solo di questo, raccontaci le tue altre occupazioni lavorative… 
Diciamo che il mio è stato un percorso di costante scoperta di quello che so e desidero fare, rimodellato a seconda anche dalle risposte che ho nel tempo ricevuto da chi è entrato in contatto con me. Oltre a realizzare le Myselfie e a scrivere su Faccio e Disfo, da un anno mi dedico, assieme ad altre due artigiane, alla formazione di persone che desiderano fare della loro passione per la manualità una vera e propria attività avviata. Il progetto si chiama Colibrì Academy e ne siamo molto orgogliose perché è una splendida occasione anche per noi per crescere e far crescere il mondo handmade che sta diventando sempre più emergente. Inoltre, quest’anno mi dedicherò al mio progetto di ecommerce a cui tengo tantissimo. Si tratta di un negozio online dove si possono acquistare le Myselfie e una serie di prodotti ideati da me o selezionati in linea con lo stile delle Myselfie e con il gusto delle persone che le acquistano. Volevo qualcosa che anche nel nome fosse diverso da uno”shop” perché mi piace l’idea che chi acquista da me si senta accolto da un’atmosfera calda e delicata. Per questo è nato il Cottage.

 

Abbiamo scoperto che oltre ad essere imprenditrice di te stessa sei anche mamma, come fai a conciliare vita professionale e vita personale? 
Non lo faccio. Ho capito che tenere insieme tutto è impossibile e ho deciso di non pretendere da me cose che non sarebbero umanamente possibili. La casa fa schifo e spesso si mangia quello che si trova in frigo, le ceste di panni da piegare si accumulano e riusciamo a smaltirle nel weekend. Mi sono imposta degli orari di lavoro (4 ore la mattina e 2 alla sera), ma non sono ancora molto brava a rispettarle – è uno degli obiettivi di quest’anno. Ho un marito prezioso e presente che mi sta sostenendo tanto in questo. Senza di lui non sarebbe pensabile intraprendere questo percorso.

Con i bambini è sempre un’impresa… ma spero di lasciarmi sempre educare dal loro essere imprevedibili e non incasellabili come una spedizione postale (quelle sono molto più semplici).

Si parla molto spesso di self made man, ossia di uomini che “si sono fatti da soli”, raggiungendo il successo (pur nel loro piccolo) e realizzando i loro sogni, partendo completamente da zero. Secondo te, non sarebbe forse il caso di iniziare anche a parlare di self made woman? Hai mai avvertito qualche resistenza al tuo essere donna (e magari anche mamma) nel mondo del lavoro?
Come ho accennato prima, alla prima gravidanza per una serie di coincidenze (crisi aziendale, scadenza di contratto, gravidanza a rischio) mi sono ritrovata senza lavoro, ma sono sempre stata educata a guardare le circostanze come occasione per scoprire cosa c’è pronto per me senza perdere tempo a lamentarmi. Non avendo un lavoro “comune” non avverto questa differenza e non ci tengo neanche molto a definirmi “selfmade” perché se sono quella che sono è dovuto sì a tanto impegno, ma anche alle persone che ho incontrato e che ho vicino (a partire da mio marito), a quelle che mi hanno educato a riflettere su fatti e situazioni in modo profondo, alle amiche che non capiscono nulla del mio lavoro, ma che non mi mollano mai sull’impegno nella vita.

 

Sogni nel cassetto? Come ti vedi tra 5 anni? 
Sto mettendo tutto il mio impegno perché il Myselfie Cottage diventi un’attività snella e ben avviata, con qualche collaboratore valido con cui condividere la strada; spero con tutto il cuore che cresca e diventi un marchio solido in cui sempre più persone possano vivere un’esperienza d’acquisto memorabile. A questo aggiungo la possibilità di avere più tempo libero da gustare con la mia famiglia e i miei amici e sono assolutamente certa che una cosa (un’attività avviata) non escluda l’altra (il tempo libero). Poi mi vedo anche davanti alla porta di un vero Cottage e forse con un altro bambino (oh yes), ma lascio che la vita mi sorprenda.

 

Cosa credi che ti sarà di aiuto per realizzarli? Al di là della tua inventiva e della tua determinazione, come la società potrebbe aiutarti? Di cosa senti che avresti bisogno? 
Dal punto di vista “sociale” credo ci sia bisogno di maggior tutela per i liberi professionisti (io prego di non ammalarmi perché so che sarebbe un problema dal punto di vista lavorativo), ma dal punto di vista della mia crescita so che molto dipende dalla mia disponibilità a imparare e migliorare continuamente. Quest’anno ho deciso di investire una parte del guadagno dello scorso anno per un corso di fotografia narrativa e per un servizio di tutoring sulla gestione della mia attività. Per questo sono molto decisa a fare bene. Ogni anno poi è una nuova sfida.

In pillole

Nome: Rita Bellati

Attività: Artigiana creativa

 

 

Ideatrice del progetto Faccio e Disfo, realizza oggetti handmade particolari e dal sapore vintage con un’incredibile dose di creatività. A questo affianca un’attività di consulenza per quanto riguarda la gestione social e il content marketing.

 

 

myselfiecottage.it

 

 

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