Barbara Simionati

BMR Genomics

"Gli ostacoli sono molti, ma preferisco guardare le opportunità."

Barbara, che cos’è BMR Genomics e come è nata questa idea? 
BMR Genomics è uno spin off dell’Università di Padova, nato nel 2004, che si occupa di analisi del DNA. L’idea nasce dal Prof. Giorgio Valle, responsabile del laboratorio di genomica e bioinformatica del CRIBI (Centro di Ricerca Interdipartimentale per le Biotecnologie Innovative) dell’Università di Padova. La ricerca genomica in Italia è stata poco finanziata rispetto ad altri paesi quindi per ammortizzare il costo elevato degli strumenti e valorizzare il know how del personale del gruppo è nato il servizio di sequenziamento del CRIBI, inizialmente solo per l’Università di Padova, poi esteso in tutta Italia. Il servizio ha avuto da subito un notevole successo, ma l’ambiente universitario non era adeguato a favorire lo sviluppo di ciò che stava assumendo le caratteristiche di un nuovo e profittevole business. Parallelamente nei primi anni del 2000 maturava l’idea che l’Università di Padova dovesse assumere un ruolo anche nel trasferimento tecnologico. Ciò ha condotto, seppur con un percorso ad ostacoli, allo spin off.  

 

Che ruolo occupi dentro BMR Genomics? 
Dal 2000 mi sono trovata coinvolta nel progetto di creare il servizio. Ho contribuito alla nascita e allo sviluppo del servizio e successivamente dello spin off di cui sono socia fondatrice. Dal 2007, dopo essermi licenziata dall’Università in cui avevo una posizione a tempo determinato, sono amministratore delegato e mi occupo di gestire quotidianamente l’azienda.  

 

Cosa ti appassiona del tuo lavoro? 
Da quando ho ricordi consapevoli, so che amo giocare e amo la sfida.

Mi piace analizzare e risolvere i problemi che mi si pongono davanti, cercando strumenti e ispirazione intorno a me, nelle persone e nei libri. Mi guida la voglia di imparare, e di migliorare ogni giorno un po'.

Cerco di fare le cose fatte bene, di soddisfare le esigenze e le aspettative di chi si affida a noi.  

 

Che cosa percepisci come ostacolo? 
La mancanza di tempo e la lentezza nell’apprendimento sono due elementi che mi impediscono di migliorare e affrontare al meglio il mio mondo e i miei compiti. Questo mi induce a cercare continuamente soluzioni e spunti che migliorino la mia capacità di apprendere. Cerco di ricavare nella quotidianità momenti di apprendimento, ma la sensazione è d’inadeguatezza perché l’orizzonte è troppo vasto e spesso mi perdo. Parallelamente, sono pigra e a volte fatico ad avviarmi, soprattutto se devo affrontare compiti che non mi stimolano. Poi volendo di ostacoli se ne possono individuare molti, ma preferisco occupare il mio tempo guardando alle opportunità.  

 

Come ha cambiato te stessa e la tua vita la creazione di questa azienda? 
BMR Genomics è gran parte della mia vita, nel bene e nel male. Occupa i miei pensieri e le mie azioni da quando abbiamo iniziato questa avventura. Incapparci è stata una fortuna immensa, che mi ha consentito di costruire un percorso di crescita personale e professionale che mai avrei potuto immaginare a 20 anni. Ho avuto l’occasione di imparare così tanto, in settori così diversi. Mi sono e mi sto divertendo. Ma sarà anche il mio futuro? Non saprei. Ci sono moltissime cose che penso di poter fare dentro BMR Genomics, ma anche fuori.  

 

Che consigli daresti ad una donna che vuole seguire le tue orme? 
Faccio fatica a dare consigli. Nel mio percorso mi sono trovata spesso al posto giusto, nel momento giusto, senza sapere esattamente perché: fortuna, intuito? Ma poi chi dice che altri percorsi non sarebbero stati migliori? Di certo essere dove sono oggi, non è frutto di pianificazione. E’ capitato e sono contenta. Ho sempre trovato aspetti positivi, stimoli e soddisfazione in ciò che facevo e credo che questo abbia contribuito a trasformare in sostanza e durata stimoli e occasioni che altri forse non hanno raccolto col mio stesso approccio ed entusiasmo.  

 

Dentro il cassetto: quali idee, sogni e progetti ci sono da realizzare in futuro? 
Proprio perché ritengo di essere stata fortunata, mi piacerebbe poter aiutare anche altri che abbiano voglia di mettersi in gioco. Ci sono moltissime opportunità nel settore Life Science, ma il sistema non aiuta a coglierle. Qui si può fare molto. E qualcosa si muove. In parte internamente a BMR Genomics e in parte fuori. Abbiamo dei progetti per far nascere dei nuovi servizi che, se avranno successo, potranno dare lavoro ad altre persone. Stiamo cercando di dare un contributo per colmare una grossa carenza che caratterizza il mondo universitario in ambito Life Science, ossia la mancanza di opportunità di formazione in ambito economico per gli studenti di biologia (e affini) che consenta loro di vedere e cogliere opportunità nel mondo business. E’ partito lo scorso anno un corso per studenti di biotecnologie e speriamo di far partire dei moduli per dottorandi quest’anno. Facciamo testimonianze al Master Mabit del CUOA, che contribuisce in modo importante a ridurre il gap e ad altri eventi con obiettivi in linea a questo. Un progetto a cui tengo molto e che stiamo cercando di avviare con il coordinamento del Dr. Piccini, PhD e medico psichiatra, è un progetto innovativo di Citizen Science sul microbioma umano, dove si chiede ai cittadini di contribuire alla conoscenza del suo ruolo nella salute umana, soddisfacendo contemporaneamente la curiosità di avere il profilo del proprio. Gli studi sul microbioma rappresentano un argomento di ricerca di avanguardia che vede molto fermento nel mondo e avranno importanti ripercussioni nel prossimo futuro. BMR Genomics vuole partecipare a questa rivoluzione.  

 

Come pensi di farli conoscere attraverso il mondo della comunicazione? 
Accidenti, qui tocchiamo un punto dolente. Come per la maggior parte degli spin off, anche per noi le funzioni vendite, marketing e comunicazione sono di difficile gestione. E si aggiunge la tendenza, coscientemente errata, di tenere un basso profilo. E’ necessario analizzare e risolvere questa situazione sapendo che non rende giustizia a tutto il lavoro che abbiamo fatto e ai risultati che abbiamo raggiunto in 15 anni di lavoro. Ci sto ragionando. Ma non so quando ne verrò a capo. Accetto suggerimenti!  

 

Si parla molto spesso di self made man, ma non sarebbe forse il caso di iniziare anche a parlare di self made woman? 
Sinceramente non amo le etichette che riducono la complessità delle cose senza una reale efficacia. Di certo le donne si trovano ancora in situazioni di svantaggio, ma nei paesi occidentali fortunatamente molto è cambiato e raramente mi sono sentita discriminata in quanto donna. Non posso, però, ignorare che l’ambiente in cui vivo è particolare, e sicuramente non rappresentativo. Self made è un termine che credo non valga per nessuno. Tutti dobbiamo quello che siamo ad altri e altro, senza cui non potremmo essere quello che siamo. Mi riferisco ai genitori, alla famiglia, alla società, all’area geografica e al tempo in cui si vive, ai geni ereditati. Nulla di tutto ciò è stato scelto da me. Ho trovato delle condizioni favorevoli perché ciò che sono potesse esprimersi in qualcosa di soddisfacente per me stessa.

In pillole

Nome: Barbara Simionati

Attività: Biologa, co-fondatrice e AD di BMR Genomics e co-ideatrice di Microbioma italiano.

 

 

bmr-genomics.it

 

 

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